Un contemporaneo locus amoenus

Da
40 anni il Monastero è una sede universitaria e per qualche settimana il
Chiostro di Ponente, dopo essere stato
chiuso per un lungo tempo per preservare il restauro, ha riospitato gli studenti
universitari. Noi ragazzi del liceo classico “N. Spedalieri”, impegnati in un
progetto di alternanza scuola-lavoro e incuriositi da quello che succede
all’interno del cortile monastico, abbiamo sottratto un po’ di tempo agli
studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche per chiedere la loro opinione
riguardo il chiostro: se sono contenti di potervi passare le loro giornate, se
ne conoscono la storia, se provano un senso di responsabilità nei confronti
della struttura e come potrebbero migliorare la loro esperienza attorno
all’imponente fontana che domina la scena.

“Da
quando è aperto sono sempre qui.” “Faccio tutto qui, è magnifico per me poter
passare del tempo in tranquillità” hanno detto delle studentesse di storia
dell’arte. “Vorrei aperto il chiostro ma preferirei rimanesse chiuso per
preservarlo.” dice, invece, uno studente di beni culturali.

Fatta
eccezione per alcuni studenti del corso di laurea di beni culturali o per i
soci di Officine Culturali, in generale le vicende piuttosto interessanti e
travagliate del chiostro sono sconosciute dalla maggioranza delle persone che
lo frequentano.

Il
Chiostro dei Marmi, nome dato dall’utilizzo dell’omonima pietra per le
decorazioni interne, è il più antico del Monastero dei Benedettini. Dopo il terremoto
del 1693 venne totalmente distrutto e in seguito ricostruito sulle rovine
dell’edificio precedente; l’unico elemento che si è salvato è la fontana,
costruita un mese prima del sisma. A seguito dell’esproprio del Monastero da
parte del Regno d’Italia, le cronache del periodo raccontano che la fontana si
è rivelata ingombrante e inadeguata per le attività ginniche previste
all’interno del chiostro. Nonostante fosse ancora apprezzata dal consiglio
comunale e da alcuni cittadini, ormai vuota e trascurata, venne rimossa nel
marzo del 1879. Il 5 giugno del 1880, all’interno del Chiostro di Ponente
privato ormai del suo elemento caratterizzante, fu inaugurata la palestra
ginnastica Umberto I. Quando il Monastero nel 1977 venne consegnato dal Comune
all’Università iniziarono i lavori, a cura dell’arch. G. De Carlo, per
riportare il complesso monastico al suo antico splendore. Il recupero comprese
anche il Chiostro dei Marmi ma la difficoltà nel ritrovare i frammenti della
fontana rallentò molto il suo restauro. Infatti, la fonte era stata gettata
nelle fognature intorno al Monastero ed a ritrovarla fu un operaio impegnato
nei lavori. La ricomposizione di questa fu ultimata nel 2007.

Gli
intervistati hanno cercato di elaborare una soluzione per migliorare la loro
esperienza nel luogo. Si potrebbero fare tantissime cose e tante altre sono
state già fatte: spettacoli itineranti aperti agli studenti per fargli capire
meglio da cosa sono circondati; più sorveglianza per controllare la situazione
e più manutenzione.

Una
ragazza in particolare ha raccontato delle sue esperienze con Officine
Culturali che l’hanno aiutata ad apprezzare il luogo in cui si trova e ha
suggerito una maggiore sinergia tra docenti, studenti e soci dell’associazione
culturale: “I professori dovrebbero fare qualche lezione interamente dedicata
al monastero perché non si può entrare in un posto talmente meraviglioso e
pieno di storia senza esserne consapevoli”.

“Sì,
provo un grande senso di responsabilità al riguardo. Penso che sia una cosa che
si matura inevitabilmente studiando qui, è inevitabile affezionarcisi. D’altra
parte c’è gente che non si prende un minimo di cura del luogo standoci comunque
tutto il giorno.”

“Gli
studenti non vivono il Monastero, lo danno per scontato, per loro bisogna solo
studiare e seguire le lezioni; ma il complesso non è solo questo, è prima di
tutto patrimonio dell’UNESCO.”

 

Per
noi studenti liceali il Chiostro di Ponente potrebbe diventare un moderno locus amoenus, dove tutti hanno la
possibilità di studiare all’aria aperta a contatto con un pezzo di storia della
città di Catania e prendersi una pausa dalla frenesia e la fretta di sempre.
Unico ostacolo a questa sua evoluzione è purtroppo lo scarso interesse, da parte
di quei pochi, che vanifica e rende inutile l’amore e la cura di molti studenti
e cittadini volenterosi. Vivere il Chiostro significa intraprendere un continuo
viaggio nel passato, condividendo l’antica storia di questo luogo; significa
anche cominciare un nuovo percorso da costruire insieme. Nonostante noi non viviamo questo luogo tutti
i giorni, come gli studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche, lo
sentiamo nostro per il lavoro che abbiamo fatto in questi due anni con Officine
Culturali, i quali ci hanno fatto capire il valore e l’importanza del posto.

Ultima ottima notizia: il
Dipartimento di Scienze Umanistiche ha provveduto tempestivamente alla pulizia
del Chiostro di Ponente e nei prossimi giorni verrà programmata una riapertura
vigilata del chiostro in modo che studenti e curiosi possano vivere a pieno il
luogo nel rispetto dell’ambiente.

Alessandro
Cinnirella, Carmen Iuculano, Irene Palermo, Andrea Reitano, Aldo Solarino.