Un racconto su Officine Culturali

«Passare sei mesi ad Officine Culturali, al Monastero dei Benedettini, dietro il bancone di un infopoint dove passa costantemente gente da tutto il mondo è un’esperienza che ti fa capire che ogni giorno c’è qualcosa da imparare e per cui aver pazienza.
Io ho imparato che l’umanità tutta si assomiglia ma è differente, che essere gentili sempre è impegnativo ma è anche umano, che chiacchierare con i colleghi è divertente in un modo diverso rispetto alle chiacchiere divertenti in generale, che impegnarsi fa apprezzare il riposo, che il monastero di sera quando non c’è nessuno e scricchiola una porta fa un po’ paura, che spiegare dove si trova il bagno è difficilissimo, che il “turismo” è ormai di massa ma che è ancora stupendo viaggiare, che trovare un nido e un uovo sbeccato al chiostro di levante è un’emozione, che i bambini sono a volte terribili/svogliati/monelli/aggressivi/viziati/rumorosi/agitati ma non è affatto vero che abbiamo perduto una generazione, che il telefono squilla a tutte le ore e che dare vita a un’idea è arduo ma è possibile».

Irenea Privitera