Nasce vive e probabilmente morirà. Lavora ad Officine Culturali e in particolare all’archivio del Museo della Fabbrica, dopo essersi laureato in comunicazione con gran lentezza: ironia della sorte quando comunica lo fa alla velocità della luce, mangiandosi 2 parole ogni 3. Ama il cinema, la letteratura e la musica. In realtà non ne capisce molto, ma sentendolo parlare, da buon venditore di fumo qual è, sembrerebbe di sì.
Da piccola aspirante medico, oggi è laureata in lettere moderne: un giorno si rese conto di essere innamorata di ogni tipo di “pietra antica”, delle bellezze e tradizioni della sua terra. La sua grande passione è il medioevo. Oltre ad essere una delle guide di Officine Culturali, si occupa della segreteria organizzativa e della didattica museale. Da grande vorrebbe diventare un’esperta di beni culturali.
Da piccolo voleva fare il boscaiolo: è andata diversamente. Oggi non ama tanto le “pietre” (come qualcuno chiama i beni culturali) quanto chi le ha estratte, scolpite e messe in opera seguendo misteriose visioni architettoniche. E di più lo intriga chi, tra le pietre diventate luoghi, ha poi lavorato, vissuto, sognato. Con Officine Culturali fa in modo di progettare un futuro per queste pietre, oggi case delle società umane. Spesso si diverte a sciogliere nodi che abili mani hanno intrecciato in tessuti apparentemente inestricabili. E’ un solvente di burocrazie, ma quando può se torna nei boschi.
Laureata in Scienze della Comunicazione, nel 2009 intraprende l’avventura in Officine Culturali di cui è socio fondatore. Addetta all’info- point, è oggi lo stress dei suoi colleghi (troppo "camurriusa" dicono). Il suo obiettivo è “catturare” i visitatori e convincerli che il Monastero dei Benedettini è il luogo più bello del mondo! Molte volte ci riesce.
È la più giovane di Officine Culturali. Quasi dottoressa in Lettere Moderne. Catanese DOC, determinata e creativa, non ha paura della fatica e di mettersi in gioco. Può parlare per ore senza stancarsi. Da anni lavora a contatto con i più piccoli e pensa che il miglior modo per imparare sia giocare. Ama stare a contatto con la gente e sorridere alla vita, riuscendo così ad affascinare i visitatori di ogni età. Ammira il mare in silenzio e scrive poesie che non fa leggere a nessuno.
Nasce a Catania un quarto di secolo fa. Bimbo prematuramente intelligente, salta le scuole dell’infanzia per dedicarsi alla preparazione per la primaria con corsi intensivi a base di cartoni animati e merende della mamma. Appassionato del tubo catodico riesce a laurearsi in Scienze della Comunicazione: ai cartoni animati sostituisce libri e serial tv. Spera in una carriera nell’ambito dell’editoria e della diffusione culturale, intanto passa il suo tempo davanti ai social network di Officine Culturali.
Amante dei social network, appunta ogni cosa nella sua Moleskine. Eterna indecisa, non sa scegliere il gusto del gelato quindi preferisce l’arancino. Legge Calvino e guarda i film di Lars Von Trier per darsi un tono. Ha una reflex di nome Isabel con cui dà forma ai suoi pensieri. È il factotum di Officine Culturali, ma riesce a trovare il tempo per essere anche una guida. Dalla finestra di camera sua si vede l'Etna.
Sceglie di vivere da pendolare per inseguire la sua passione: comunicare il fascino dell’antico. Con fare logorroico racconta ai visitatori le bellezze del Monastero dei Benedettini, riesce con difficoltà a contenere entusiasmo e parole così da guadagnarsi un posto sul podio tra le guide più “chiacchierone” di Officine. L’amore per l’archeologia ha determinato la scelta degli studi ma anche dei suoi hobby: appena possibile lascia la terraferma per immergersi nelle profondità marine alla ricerca delle antiche evidenze che raccontano storie di uomini e luoghi d’altri tempi. Non ama la tecnologia: nella sua borsa porta sempre un libro ed un’agenda su cui appunta ogni momento della giornata
Laureata in lingue. Catanese d’adozione. Non sopporta le asimmetrie e chi non rispetta i turni conversazionali. Per lei i puntini di sospensione sono sempre e solo tre. Trascorre giornate intere a raddrizzare le calamite del MonaStore del quale è la responsabile. Inserisce numeri nei file excel con gli auricolari alle orecchie selezionando anche il miglior artigianato e i libri per il suo bookshop. Ragazzi, la prossemica è importante. Una parola è poca, ma due sono veramente troppe.
Nasce a Catania. Si laurea in filologia e, sebbene molti credano che la filologia sia una branca di medicina, il suo grande amore resta la letteratura. Il suo guru è la nonna, la sua passione è la moto GP, il suo sogno è fare l’insegnante. Millanta di essere vegetariana ma cede alla mortadella, passa il tempo a stilare liste di cose da fare e a raccogliere dalla strada tutti i cani che incontra.
"Tutti hanno ragione ma io ho più ragione di tutti": almeno così crede. Per convincere gli interlocutori usa le parole scritte e digitate, le immagini e le forme. Non sapendo suonare alcun strumento musicale, il suo pianoforte è la tastiera QWERTY e il "pentagramma" è sullo schermo del PC. Riesce a mantenere il silenzio solo davanti al pacchetto Adobe e alla pizza. Il suo mantra recita "creatività è comunicazione". Per Officine Culturali è la guida più logorroica e per le ragioni di cui sopra l’addetta alla comunicazione.
È la guida svettante su tacchi, che le sono indispensabili per raggiungere la sua altezza “interiore”. Aspirante storica dell’arte, ammalia i viaggiatori e i bambini del monastero con le sue visite guidate convincendoli che il “mondo verrà salvato dalla bellezza”. Tra una visita guidate e l’altra si offre come segretaria di studi legali. Vorrebbe moltiplicare le ore della sua giornata e riuscire a non dire sempre tutto quello che le passa per la testa.
Da piccola sognava di fare l’astronauta ma poi si trasferisce a Pisa per laurearsi in Beni Culturali. Lavora all’ombra della Torre pendente ma vive un’inquietudine sottile consapevole della sua eteronimia pessoana, così lascia Piazza dei Miracoli e torna a Catania. Affascinata dalle persone semplici, ama ascoltare la gente e studiarla cogliendone le sfumature; viaggiare, o meglio, fuggire; cucinare per coccolare gli amici. Adora i bambini e la loro energia, invidiandone la sincera spontaneità.
Laureato in Economia e Management Culturale nella sua amata Venezia, è l'operatore museale più tascabile di Officine Culturali. Ama l'arte contemporanea, il jazz e l'opera, ma non parlategli di cinema e serie TV: non ne sa nulla. Noto per la sua scarsa memoria, appunta tutto sul suo Calendar personale, forse per sembrare una persona organizzata. Ah! Ogni tanto, appunto, organizza anche mostre ed eventi culturali in giro per l'Italia.
Dopo la Laurea in Economia, il dottorato in economia della cultura l’ha salvata da una vita tranquilla per farla diventare nomade alla ricerca di luoghi e persone con cui conversare di cultura e della sua possibile mise en valeur. Con Officine Culturali ha realizzato il sogno di sperimentare le cose che insegna. In associazione è quella degli elenchi puntati. Past-president dell’associazione, dato il suo nomadismo si occupa di progettazione, sviluppo e ricerca.
Tutti credono sia un esperto in materia di pubblica amministrazione e contabilità, del resto il suo curriculum parla chiaro:
ha presieduto un istituto di ricerche di mercato, è stato consulente aziendale, docente di marketing, project manager, coordinatore di master europei. In realtà è bravo a nascondere dubbi e perplessità ed è molto fortunato a vedere la soluzione là dove non guarda nessuno. In Officine Culturali ha trovato un habitat ideale dove essere se stesso e dei compagni di pranzi e merende che lo ascoltano e ridono di e con lui.
Laureata in Comunicazione dei Beni Culturali, è il volto e la voce dell’info-point del Monastero dei Benedettini. Insieme a Stefania, compagna di avventure, organizza le prenotazioni dei percorsi guidati, dispensa consigli e informazioni per i visitatori. Oltre alla passione per il taglio dei capelli FAIDATE, ama i libri, i manoscritti e gli archivi. Insieme a Nicola, dà ordine e forma all’Archivio del Museo della Fabbrica scovando segreti e notizie tra le carte del Monastero.
Le piacerebbe essere sempre in viaggio con lo zaino in spalla carico di tanti libri e buona musica. Ha un caratterino non semplice da gestire, testarda e permalosa le piace avere sempre l’ultima parola. Ama Mamma Etna in tutte le stagioni e non può fare a meno di emozionarsi alla vista di un’eruzione. Lavora come guida escursionista e nei giorni liberi trascorre il suo tempo a Officine Culturali. Durante le sue visite guidate, nonostante la parlantina supersonica, riesce a coinvolgere i visitatori e trasmettere loro la sua passione per il monastero.
Laureata in Lingue, specializzata in Studi sull'Est Europeo. Ha una bussola interiore che indica solo il Nord-Est. Dopo due anni in Russia, decide di tornare in terra natìa. Vorrebbe definirsi multi-tasking, ma in realtà è incapace di restare concentrata sulla stessa cosa per più di cinque minuti di seguito. Che sia a San Pietroburgo o a Catania, sfida la statistica finendo sempre per studiare in un ex monastero. Ha un telescopio che si chiama Excalibur e nel tempo libero studia Fisica.
In barba al codice della strada, è senza patente ma "guida!" Da piccola sognava...e in verità non ha mai smesso. Ecco perchè, insieme ad altri volontari, fonda la Librineria, una biblioteca popolare sita a Librino, all'interno della Club House di una squadra di rugby di cui non comprende i massimi sistemi ma ama i suoi valori, terzo tempo e birra compresi. In Officine trova la possibilità di realizzare qualche obiettivo: tutti indiscriminatamente devono godere del patrimonio culturale.
Ah, già! Quasi dimenticava: nasce a maggio ai piedi dell'Etna, si laurea in lettere moderne e attende di conseguire, con estrema lucidità, quella in storia dell'arte.
Polacca fuori, sicula dentro, nata a Catania in una caldissima giornata d'estate. Si è laureata in Lingue e Letterature straniere, ama l'arte, le biciclette e gli animali, ed è per questo che non li mangia (gli animali, non le bici), anzi, salva qualsiasi essere vivente trovi in difficoltà, tranne gli scarafaggi. Non riesce a vivere lontano dal mare e restare in Sicilia è per lei una scelta di vita. Da piccola sognava di essere Licia Colò, poi un operatore museale.
C'entra con i beni culturali come i logaritmi con la poesia, finché non scopre che l’utilizzo dei dati e degli strumenti quantitativi sono applicabili anche alle scienze umane, con conseguente infatuazione per le digital humanities. Di mestiere fa il docente universitario al Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania, ma la cosa è più complicata. Accademicamente è un sociologo, apparentemente un informatico, palesemente appassionato di social media. Per darsi un tono mixa tutto questo dicendo che si occupa di Computational Social Science, ma è solo una scusa per parlare di Facebook, computer e psicostoria. Ha un blog, Tecnoetica.it, dove dà sfogo ai suoi deliri tecno-sociologici.
Un giorno le dissero: “Disponi di più parole di quante non siano necessarie in una vita”. Ma in realtà in maniera (meno) elegante glielo avevano detto tutti… Quindi non aveva alternative: la parola sarebbe stata il suo mestiere. Declinato in vari modi: giornalista, libraia per bambini, blogger e cultrice di linguistica (sta per completare il Phd). Quando non parla, è una lettrice onnivora e “mangia” qualunque cosa le capiti a tiro. Ma dura poco anche perché ha un aneddoto per ogni argomento di conversazione. Fra le più grandi fatiche affrontate quella di rientrare nelle battute (spazi inclusi) di questa biografia. E infatti non c’è riuscita.
Qualcuno dice che sono "un domatore della luce" ed in fondo è quello che cerco di fare nel mio lavoro. Senza la luce si diventa invisibili; non esiste monumento, essere vivente o struttura architettonica che riesca a vivere di luce propria. A volte gli obiettivi della mia fotocamera non sono sufficienti ad incamerare ciò che vedono i miei occhi e a questo limite, spesso non riesco a rassegnarmi. Lo scopo della mia ricerca? Riuscire a catturare tutta la luce che mi circonda per dare un senso ai miei sogni. www.antoninodelpopolo.it
Il senso del “curtigghio” (pettegolezzo) ce l’aveva nel sangue e quindi, da grande, non poteva che fare la giornalista. Imparata l’arte della discrezione e dopo avere cominciato con una Lettera 22, ha fatto sua la funzione del “conteggio parole” che a volte usa anche quando non lavora, per tagliare il superfluo nella comunicazione; deve ancora lavorare sulla mimica facciale. Ama Catania e ne scrive più che può. Per lei ognuno dei soci di Officine Culturali ha un segreto tutto suo sul Monastero. Per il resto scrive, legge e parla con un cavallo che cerca di mangiarle le mani.
Da piccolo voleva fare il grafico ma poi, per un cavillo burocratico, è finito col fare il fotografo. Non sapremo mai se quel cavillo ha rovinato la sua vita oppure l’ha migliorata. Rimarrà un mistero per tutti. Difficilmente esce di casa senza reflex nella borsa, cosa che gli permette di essere spesso al posto giusto nel momento giusto, anche senza volerlo. Cerca di tirare a campare con la fotografia, ma... non provate a chiamarlo “photographer”, perché si incacchierebbe di brutto. Spende metà del suo stipendio in Red Bull, ma non è mai riuscito a volare.
Da grande voleva fare la veterinaria. Forse per questo ama circondarsi da strani esseri immaginari con i quali intraprendere conversazioni telepatiche. La vera intellettuale è Braska, che scrive testi, conduce training di gruppo, segue le regie e impartisce indicazioni di interpretazione, l’unica cagnetta intenditrice di teatro e performance partecipate. Il problema del suo futuro impiego comunque non si pone, sia perché continua a vestirsi da principessa, sia perché in quanto lavoratrice dello spettacolo difficilmente reggerà ancora molto.