“Attivare un cantiere di welfare culturale per gli edifici in disuso”, la proposta di 36 organizzazioni.

La proposta dal basso per l’attivazione immediata di un cantiere di welfare culturale per la gestione degli edifici pubblici dismessi nella città di Catania, che era stata inoltrata nei primi giorni di febbraio al Governo regionale e all’Amministrazione comunale con in calce quindici firme, si rafforza con l’adesione complessiva di ben 36 organizzazioni che operano sul territorio catanese e si rinnova con maggiore determinazione ora che – in occasione del tavolo #RigeneraCatania del 3 febbraio scorso – si è appreso che molte decisioni su quegli spazi – con particolare riferimento ai complessi ospedalieri – sono in realtà già state prese.

«Senza entrare nel merito di queste decisioni riteniamo che debba essere un altro il modo per confrontarsi con una cittadinanza che invece manifesta da tempo bisogni collettivi urgenti, nonché la necessità di essere presa in considerazione e coinvolta nei meccanismi decisionali per la città che verrà», rilanciano i proponenti in un nuovo documento trasmesso ieri alle istituzioni: «Noi, operatori e organizzazioni parte di quella cittadinanza, grazie a un intenso confronto riteniamo che quei contenitori possano diventare utili alla città se, tra l’altro, si preparino ad ospitare servizi culturali inclusivi e accessibili. I modelli di gestione ci sono (exFadda, Cantieri Culturali alla Zisa, molti altri), le competenze ci sono (ne sono parzialmente rappresentanti i firmatari della proposta), gli strumenti normativi ci sono (co-progettazione con il Terzo Settore, partenariati pubblico-privati, etc.), le risorse pure (e tutti sappiamo che ci si appresta a gestirne tante)».

Riguardo alla proposta di merito e allo scopo da raggiungere, le idee sono chiare: «Immaginiamo che in un futuro imminente quegli spazi possano rispondere in parte ai bisogni sociali e culturali della città, ospitando tra l’altro sale prova, laboratori tecnici e creativi, palestre, biblioteche, sale registrazione, laboratori fotografici, living lab, co-working, caffetterie, giardini e orti urbani, sale teatrali e musicali, officine artistiche, spazi per l’educazione informale, eventi pubblici e molto altro ancora. Immaginiamo che ogni giorno bambini, ragazzi, adulti e anziani, famiglie e scolaresche, viaggiatori e residenti, possano sciamare da un edificio all’altro partecipando a tante di queste attività. Immaginiamo anche che queste funzioni non si traducano in una mera sommatoria, ma siano parte di un progetto organico e condiviso».

Questa proposta ha però bisogno di un passo indietro sul metodo da seguire, che perciò diviene l’oggetto principale di questa nuova richiesta: «Dal momento che è stato dimostrato da parte delle stesse istituzioni un desiderio di ascoltare e di condividere, ci aspettiamo che questo approccio non resti un passaggio formale ma diventi un processo concreto. La nostra proposta è di ripartire da questa fase: ci candidiamo a co-progettare -con tanti altri, organizzazioni, enti, associazioni e cittadini che d’ora in avanti potranno ancora condividere il senso della proposta e partecipare – un piano di funzioni e attività culturali ad impatto sociale. Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Chiediamo nello specifico che si attivi in tempi stretti questo cantiere di welfare culturale, istituzionalizzato dalla presenza attiva e attenta dei decisori pubblici. Riguardo al contesto, siamo convinti che le destinazioni d’uso di quegli edifici debbano far parte di una strategia territoriale ampia, che possa entrare a far parte del Piano Regolatore Generale. Pertanto, operativamente, condividiamo anche la richiesta riguardo all’istituzione di una consulta permanente sul PRG, possibilmente suddivisa in tavoli tematici facilitati da esperti e coordinati tra di loro, aperta a chiunque voglia partecipare previa registrazione e non su inviti. La proposta è questa, la risposta è urgente e attesa».

Per consultare la nuova proposta “Attivare ora un cantiere di welfare culturale, ripartendo dall’ascolto”: clicca qui

Il documento, trasmesso ieri via PEC al sindaco Pogliese e al Governatore Musumeci, è firmato da Compagnia delle Opere Sicilia, Associazione Officine Culturali Impresa Sociale ETS, Aps Ingresso Libero, Archè impresa sociale, Associazione Acquedotte – arte, architettura, aree urbane, Associazione Culturale Darshan, Associazione Culturale Gammazita, Associazione Culturale Isola Quassùd, Associazione Culturale Mediterraneum Di Catania, Associazione Culturale Zona3, Associazione Guide Turistiche della provincia di Catania, Associazione kirart, Associazione Musicainsieme A Librino, Associazione Musicale Etnea, Badia Lost and Found Società Cooperativa, Basaltika Associazione Culturale, CittàInsieme, Clatù Associazione, Comitato cittadino Vulcania, Comitato Popolare Antico Corso, Compagnia Marionettistica F.lli Napoli, Cooperativa Sociale di Comunità Trame di Quartiere, Emanuela Minaldi, Farm Cultural Park, FITA Catania, Fondazione Lamberto Puggelli, Kids Trip, Lautari, Legambiente Catania, Liceo Artistico Emilio Greco, Mario Di Mauro – Comunità Terraeliberazione, Nino Bellia, Pop Up Market Sicily, rugby i briganti asd onlus – librino, TeatroImpulso, Whole Urban Regeneration.

RASSEGNA: 
«Catania, edifici e aree dismesse: 36 associazioni vogliono il welfare culturale» – Freepress online
«Spazi pubblici, cresce la schiera di chi chiede il coinvolgimento della città» – LiveSicilia
«Urbanistica e Cultura, quale futuro?» – Catania Today
«Se gli ospedali dismessi diventano case per artisti: così Catania si avvicina alle capitali europee» – Sicilian Post